A Glasgow la macchina del terrore è servita
A Glasgow si mette in moto la macchina del terrore. Nella grande kermesse mondiale COP26, i protagonisti sono i “potenti” della Terra, politici e grandi affaristi, tutti impegnati a “salvare il Mondo” a reti unificate. I ricchi, i potenti e i palloni gonfiati si riuniranno a Glasgow per pontificare al resto di noi su quanto stiamo danneggiando il pianeta con tutti i nostri sprechi.
Arriveranno con i loro jet privati , faranno suntuosi pasti a cinque stelle, raccontando ai media ossequiosi, che le persone devono mangiare meno carne, pena l’estinzione dell’Umanità. Poggeranno le loro teste stanche e virtuose su paffuti cuscini di seta dopo lunghe giornate di discussioni su come tenere a freno le aspirazioni materiali delle masse. Promette di essere una delle manifestazioni più nauseanti per presunzione oligarchica degli ultimi tempi.
Ma i media mondiali vanno in estasi, ci sguazzano all’idea di poter annunciare che l’apocalisse climatica è oramai vicina. Il gioco è sempre quello: chi la spara più grossa con i titoloni grondanti di dramma e disperazione vince milioni di “clic”, un mare di introiti da pubblicità mirata. Si proprio quella che ti compare a fianco dell’articolo sulle nefandezze del cambiamento climatico….
Mentre i 20.000 diplomatici, attivisti e potenti agenti d’affari stanno volando a Glasgow per vincere dei bei titoli, l’ipocrisia dietro quell’inutile impronta di carbonio è solo un assaggio di questa gigantesca follia. John Kerry, l’inviato speciale per il clima del presidente Biden, definisce COP26 “l’ultima speranza per il mondo di agire insieme”. In realtà, è una manifestazione di mera ipocrisia per terrorizzare le masse.
Sia chiaro, il cambiamento climatico è reale, ma è naturale ed è sempre esistito, anche con estremi ben peggiori di quelli che abbiamo vissuto negli ultimi 100 anni (evidenze scientifiche). Mentre per Biden e tutti altri quello che ci raccontano sarebbe invece di esclusiva impronta umana e rappresenterebbe la ” minaccia esistenziale per l’umanità “.
Il clima estremo non sta diventando più frequente e per di più un mondo sempre più ricco e inclusivo gestisce meglio i disastri naturali di ogni tipo, perché ha più mezzi a disposizione, quindi è più resiliente. Nel lontano passato, in un mondo a povertà diffusa e più soggetto alla natura, non sempre madre benevola, ma a volte matrigna, le alluvioni, le siccità uccidevano milioni di persone. Oggi è sempre più raro e semmai spesso i disastri derivano più da una pessima gestione del suolo, da una smania di cementificare (affari), da una irresponsabilità degli stessi personaggi che oggi paiono i paladini del Mondo.
Nel frattempo, mentre si disquisisce inutilmente di cambiamento climatico, ad esempio il COVID ha preso quasi 5 milioni di vite in tutto il mondo: uno sforzo internazionale per vaccinare il mondo sarebbe un modo molto migliore per spendere i fondi che andranno invece a folli politiche climatiche. E vogliamo parlare delle favolose cifre spese per gli armamenti?
I guerrieri del clima non menzionano mai che, in fin dei conti, saranno i poveri a pagarne il prezzo più alto, ma non a causa degli effetti (naturali) del cambiamento climatico, bensì per certe invocate politiche green: bollette elettriche e di riscaldamento più alte, spostamenti più costosi e meno opportunità di lavoro. A quando la tassa sulla CO2 che emettiamo?! Tutto questo sta diventando tragicamente ridicolo.
Da anni ormai è chiaro che il movimento ambientalista climatico è fondamentalmente un gioco dettato da uomini facoltosi, fatto di persone che vivono vite lussuose, che si lamentano delle abitudini distruttive delle masse.
Questa sorta di pericolosa deviazione del movimento verde risulta sempre più radicata nell’élite manageriali della classe medio/alta e nel nuovo establishment tecnocratico. Essa assume connotati di neo-aristocrazia, ma con profonde radici nella vecchia aristocrazia. Questo è un movimento che consente ai discendenti di famiglie bancarie incredibilmente ricche, o di neo iper-arricchiti nella New Economy, di dire a tutti noi di indossare un maglione, piuttosto che accendere il riscaldamento centralizzato e che ci invita a volare meno e a non mangiare carne.
La gente comune dovrebbe provare un senso di colpa per aver preso un volo low cost per sfuggire alle prove e ai capricci della vita nella società capitalista per un paio di settimane, mentre quelli bevono champagne su aeroplani che costano 10.000 dollari l’ora, per atteggiarsi a difensori consapevoli della povera Madre Natura. Sembra che le élite ci stiano ridendo in faccia.
Il problema qui non è l’ipocrisia, anche se, per altro, senza dubbio abbonda. È il fatto che l’ambientalismo è diventato l’ideologia centrale della nuova classe dirigente. L’inverdimento delle élite è stato uno degli sviluppi più straordinari dell’ultimo decennio. In tutto l’Occidente, il pensiero verde è stato abbracciato praticamente da ogni ala dell’establishment, dalle élite politiche ai media, dal mondo dell’istruzione in toto, fino alla cultura popolare.
E non è difficile capire perché. È l’ideologia perfetta per le nostre élite. Consente loro di creare un senso di urgente scopo morale: non c’è più tempo, salviamo il pianeta! Si presta magnificamente, o meglio, in modo terrificante, al progetto di ingegneria sociale: abbassa i tuoi orizzonti, impara a vivere con meno, ripensa a te stesso come una creatura distruttiva che ha bisogno di un controllo dall’alto.
Cospargiti il capo di cenere, tutto quanto di brutto succede nel mondo è colpa tua: caldo, freddo, troppa pioggia, o troppo poca, pestilenze, migrazione, innalzamento dei mari, guerre, incendi e chi più ne ha, più ne metta. Tutto fa brodo per colpevolizzare, in quella che appare sempre più come la “caccia alle streghe” dei nostri tempi. L’Uomo non è più visto come quell’essere creativo che potrebbe spingere l’umanità verso una maggiore ricchezza diffusa e minore povertà. “Naturalizza” i limiti del capitalismo, incoraggiando le persone ad accettare l’austerità e la recessione sulla base del fatto che lo sviluppo economico sarebbe una cattiva idea perché sfrutta la natura. E’ un’ideologia molto difficile e pericolosa da combattere.
Chiunque osi chiedere più crescita, più ambizione, un’inevitabile più grande impronta umana, viene rapidamente liquidato come antiscientifico, bollato come un “negazionista” delle verità rivelate della climatologia. La sua ingegneria sociale, il suo controllo sociale e la sua rigida e censurata gestione delle aspirazioni sociali sono ciò che rende l’ideologia verde così attraente per le nuove élite.
Perfino una larga fetta dei credenti cattolici è tentata da questo gorgo di terrore millenaristico. Dove sono finite le invocazioni di papa Giovanni Paolo II ? “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura di voi stessi!”
Non è il cambiamento climatico a rappresentare la più grande minaccia per l’umanità all’inizio del 21° secolo. È la perdita di fiducia di gran parte del mondo occidentale, nel suo progetto storico di sviluppo diffuso e democratico, di uguaglianza sociale e di uno stato attento soprattutto verso i più bisognosi. Al suo posto si è materializzata un’arrogante generalizzazione di quella perdita di fiducia e una nuova ideologia “verde” dai connotati fideistico religiosi, davanti alla quale tutti dobbiamo inchinarci. Una rivolta contro l’ambientalismo climatico è probabilmente la causa più necessaria della nostra epoca. Chi ci sta ?
Liberamente ispirato da:
“Glasgow idiocy: Climate change isn’t remotely the world’s No. 1 problem” NewYork Post 01/11/21
“The elites are laughing in our faces” di Brendan O’Neill spiked
Fausto Cavalli