Climate clock

Il clima cambia per non cambiare

Nel 1985, in occasione di una conferenza internazionale tenutasi a Villach, in Austria, 29 climatologi posero ufficialmente come cruciale per la comunità scientifica mondiale il problema dell’aumento delle concentrazioni di gas serra (effetto serra), identificato come la causa di un aumento senza precedenti delle temperature globali. Nel 1988 è istituito il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) dall’ONU e dall’Organizzazione meteorologica mondiale, con l’obiettivo di analizzare il problema del riscaldamento globale e studiare l’effetto dei gas serra sull’atmosfera e sul clima.

Un po’ di storia fa bene, per ricordare il contesto nel quale nacque la frase “effetto serra”, le previsioni di allora, già catastrofiste, e i successivi sviluppi e trasformazioni anche di stampo mediatico, nell’identificare nuovi slogan con i quali bombardare il pubblico.

Nel 1990 l’IPCC aveva pubblicato quella che è considerata la prima stima mai fatta da un consensus scientifico della temperatura media nel 2030, prevedendo un aumento compreso tra 0,7 e 1,5 gradi centigradi.

Dopo 23 anni l’IPCC aggiustò il tiro, di fatto abbassando le stime di aumento globale della temperatura ad un più modesto incremento decadale, compreso tra 0,10 e 0,23 gradi centigradi, al posto del precedente 0,19-0,43°C. Non altrettanto però sono diminuiti i toni della propaganda catastrofista, che ad oggi annoverano slogan del tipo: “Abbiamo 7 anni per proteggerci dall’apocalisse climatica” Fanpage.it del 28/09/20, “Alla Terra restano sette anni di vita. Ce lo dice il “Climate Clock” di New York” La Stampa. Sono trascorsi da allora quasi 9 mesi, quindi il conteggio sarebbe sceso a soli sei anni…

Ma nel frattempo, l’andamento della temperatura globale pare ignorare i pronostici. Cresce sì, ma ad un ritmo di poco più di un decimo di grado per decennio, ben lungi dai traguardi da film dell’orrore dati per certi dall’IPCC e dalla stragrande maggioranza dei media mondiali.

In effetti l’IPCC e l’ampia truppa mediatica che riesce sempre a muovere, nel corso dei decenni, da quel lontano 1985, ha però cambiato linea di attacco. Lo slogan “effetto serra” così famoso degli anni ’90 fino ai primi anni 2000, è mutato negli anni successivi in “riscaldamento globale” e negli ultimi in “cambiamento climatico”. Ovviamente sempre e solo di origine e causa antropica. A voler ben vedere quest’ultimo slogan sarebbe anche scientificamente corretto: è ovvio che subiamo un cambiamento climatico, per il semplice fatto che il clima da sempre cambia in continuazione. Il problema è capirne le cause e inserire il cambiamento climatico attuale in un contesto molto più vasto dal punto di vista temporale.

Dai carotaggi dei ghiacciai della Groenlandia, o provenienti dalla coltre glaciale Antartica, si è riusciti a stimare, sia pure in modo indiretto, l’andamento della temperatura mondiale. Quello che colpisce subito l’occhio è che questo grafico mostra variazioni repentine di temperatura dell’ordine di grandezza di alcuni gradi, senza alcuna discontinuità rispetto al recente incremento di circa 1°C da fine ‘800 ad oggi.

Se poi si allargasse ancor più il periodo temporale considerato, tali salti termici risulterebbero ancor più ampi, dell’ordine di grandezza di una decina di gradi.

Ma la CO2?

Ha veramente un qualche effetto al rialzo delle temperature mondiali, o magari ne è solo una conseguenza?

Dal punto scientifico, confondere una causa con l’effetto, è un grossolano errore, soprattutto se in gioco ci sarebbe il futuro immediato della sopravvivenza dell’Umanità sul pianeta.

Anche in questo caso è utile osservare l’andamento presunto dell’anidride carbonica in relazione alla temperatura.

A quanto pare sembra che si possa cogliere una concomitanza, se non, in alcuni casi, perfino che la temperatura cambi prima della CO2, piuttosto, come si sostiene, il contrario.

Si potrebbe obiettare che i dati posti nel grafico di un così lungo acro temporale siano poco precisi. Tuttavia anche la medesima relazione in corso negli ultimi decenni comincia a evidenziare una divergenza, che poco si adatta ai modelli e alla teoria terroristica dell’IPCC & C.

Ancor più nel dettaglio si evidenzia che la CO2 è in continuo e costante aumento (Mauna Loa), tra l’altro, anche nel periodo di pandemia COVID 19 del 2020-21 e nonostante quindi, un crollo delle emissioni a livello mondiale. Su tutto questo sarebbe doveroso rifletterci pure, cioè se sia poi così certa e determinante l’azione umana sull’incremento della concentrazione di CO2.

Tra sei anni e poco più, quindi, alla scadenza del timer Climate Clock cosa succederà veramente?

Nulla di particolare! Il clima sarà più o meno come quello che conosciamo, caldo d’estate in Pianura Padana, con temporali anche violenti (come è sempre stato..), freddo, ma non troppo d’inverno, con poca nebbia e l’inquinamento dell’aria in lenta diminuzione. Magari, perché no, ci saranno stati, nel frattempo, inverni pure più nevosi rispetto agli ultimi anni. Insomma nulla di che preoccuparsi, rispetto alle nefaste previsioni. Staimo pur certi che, tra sei anni, nel 2027, gli urlatori di turno e i profeti del terrorismo climatico saranno ancora in voga, propinandoci nuove sventure ancor più spaventevoli, ma rigorosamente di là da venire. La concentrazione di CO2 nell’atmosfera, sarà andata aumentando, indifferente ai nostri inutili sforzi di contenerla e, come pare, favorendo un Mondo sempre più verde.

Fausto Cavalli

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